l’Inghilterra sia pronta a dare scacco matto alle vetture benzina, Diesel e ibride
Niente auto siamo inglesi!
La Gran Bretagna è uscita dall’unione Europea, finalmente diranno in tanti.. La storiella andava avanti da troppo tempo, aveva un attimo “scocciato”.
A rischio i lavoratori stranieri, ma dalle ultime dichiarazioni, sembrerebbe a rischio anche l’industria dell’auto. L’annuncio del premier Boris Johnson, dalle ultime notizie trapelate sembrerebbe che l’Inghilterra sia pronta a dare scacco matto alle vetture benzina, Diesel e ibride sul suolo britannico dal 2035.
Una messa al bando con quindici anni in anticipo. Ma la strada è ancora lunga. La Brexit invece è l’oggi, con conseguenze letteralmente dietro l’angolo.
Il comparto automotive complessivamente coinvolge quasi 480.000 lavoratorie senza dubbio il pessimismo al momento è molto diffuso. A partire dalla SMMT(Society of Motor Manufacturers and Traders) che ritiene tra dazi doganali, altre “barriere nascoste dietro ai confini”, i soldi già investiti, quantificati in 600 milioni di euro per preparare il terreno alla Brexit, sono e saranno molti gli ostacoli per chi produce auto nel Regno Unito.
Il Regno Unito da decenni è una terra prediletta per molti Gruppi. Ovvero tra gli europei PSA, BMW (MINI e Rolls Royce), Aston Martin con Mercedes, Bentleycon Volkswagen. Poi Jaguar e Land Rover per l’indiana Tata. Tra i giapponesiNissan, Honda e Toyota, Lotus per i cinesi di Geely e infine l’americana Ford, seppur legata alla filiale di Colonia.
Un bel po’ Marchi e sono quelli che hanno legami di fornitura (fondamentale) di componenti con l’Europa ad avere problemi da subito. Tempi allungati e soldi persi per il distacco dall’UE, e non è questione di una pandemia come il corona virus. ACEA ha stimato il giro di affari in ben 11,4 miliardi di euro. Rolls Royce, simbolo del lusso e del prestigio su quattro ruote della nazione, è assemblata con oltre il 90% dei pezzi provenienti overseas.
Jaguar e Land Rover, un tempo orgoglio del Regno Unito, ma di proprietà di un Gruppo di una ex colonia, per numero di impianto e auto prodotte, è quella destinata a soffrire di più. Dovendo stoccare molti componenti e quindi accumulando costi. Stessi problemi per Aston Martin. Piove sul bagnato, verrebbe da aggiungere, perché molti di questi Marchi sono in situazioni di mercato non positive.
Honda è già al passo successivo: il prossimo anno chiuderà la fabbrica di Swindon, anche se non ha fatto dipendere questa scelta dalla Brexit. Ma dopo 36 anni si tratta di un addio doloroso.