Industria auto cinese auto
Industria auto cinese in crisi
Cina Vs coronavirus, chi vince?
Le vendite di auto crollano del 92 per cento. In Italia chiude la Italdesign. Rinviato il Salone di Pechino, a rischio quello di Ginevra. Il coronavirus sta mettendo in ginocchio l’industria globale dell’auto collegata da un filo rosso.
Ieri la Italdesign, azienda torinese che si occupa di design, parte del gruppo Volkswagen, ha chiuso i cancelli dello stabilimento di Nichelino a causa di un dipendente risultato positivo al test del coronavirus. A casa, oltre mille dipendenti: “Stiamo cercando di identificare tutte le persone che sono entrate in contatto con il collega nei giorni scorsi”, spiega un comunicato dell’azienda. Rinviato a data da destinarsi il Salone dell’auto di Pechino, in programma originariamente dal 21 al 30 aprile. Mentre resiste (per ora…) il Salone dell’auto di Ginevra, previsto dal 5 al 15 marzo: “L’organizzazione è resa più complessa dall’epidemia di coronavirus”.
Coronavirus, le vendite in Cina crollano del 92 per cento
Cina il crollo delle vendite interne riferito dalla China Passenger Car Association (CPCA) a causa dell’epidemia da coronavirus starebbe assumendo dimensioni allarmanti con un calo del 96 per cento nella prima settimana di febbraio e del 92 nella prima metà del mese. Ma non mancano anche segnali incoraggianti: fuori dalla provincia dello Hubei, FCA, ha riaperto il suo stabilimento di Guangzhou e anche General Motors, Toyota e Honda hanno deciso di riaprire progressivamente i loro siti produttivi in Cina. La priorità per tutti resta la sicurezza sul posto di lavoro e l’eventuale riavvio degli impianti produttivi è comunque ostacolato dalle disposizioni delle autorità locali, che hanno imposto agli operai provenienti dalle zone critiche di restare in quarantena per evitare che gli eventuali contagiati possano diffondere il virus sul posto di lavoro.
Coronavirus, a rischio la produzione di auto mondiale
Il problema però è più complesso (e grande) di quanto non appaia. Evidentemente si tratta di una situazione che impatta su molti comparti dell’economia e dell’industria. L’industria dell’auto però rischia di pagare più duramente il terremoto coronavirus. E le ragioni sono molte. Prima fra tutte i produttori dipendono ormai da anni dall’industria cinese che fornisce una moltitudine di parti e componenti. Gli analisti temono che le fabbriche di tutto il mondo rischino di fermarsi se gli stabilimenti di componentistica in Cina rimarranno chiusi ancora a lungo. E visto che Hubei, la provincia cinese al centro dell’epidemia, ha annunciato pochi giorni fa che avrebbe prolungato la chiusura delle attività non essenziali all’11 marzo, le cose potrebbero anche peggiorare. Qualche esempio? Nel Regno Unito, Jaguar Land Rover ha annunciato pochi giorni fa i rischi di un blocco della produzione locale a partire dal prossimo mese, “se a marzo dovessero persistere ritardi nelle consegne dalla Cina la produzione in UK sarebbe seriamente a rischio”.